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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 30 Giu, 2024
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I disturbi dell’umore

I disturbi dell’umore costituiscono una categoria alquanto complessa e articolata di quadri clinici in cui l’elemento cardine è rappresentato da una notevole alterazione dell’affettività.
Sono diverse le cause alla base dei disturbi dell’umore. Un tempo si riteneva che il ruolo principale fosse giocato da fattori genetici. Tuttavia sono emersi in seguito altri elementi implicati nell’insorgenza di tali patologie: le relazioni interpersonali influiscono in maniera decisiva nei disturbi dell’umore, così come aspetti temperamentali e di personalità.

Anche gli aspetti nevrotici, ossia aspetti conflittuali interni che a loro volta configgono con l’ambiente esterno, rivestono un ruolo importante nel futuro sviluppo di disturbi dell’umore.

I disturbi dell’umore rappresentano una categoria di condizioni psicologiche caratterizzate da alterazioni significative dello stato emotivo di una persona. Questi disturbi possono influire profondamente sulla qualità della vita interferendo pesantemente con la capacità di svolgere le attività della vita di tutti i giorni. I disturbi dell’umore possono manifestarsi in diverse forme variando da episodi di depressione grave a periodi di euforia estrema.

Uno dei disturbi dell’umore più conosciuti è il disturbo depressivo maggiore. Questo disturbo si caratterizza per la presenza di una tristezza persistente, perdita di interesse nelle attività abituali e una serie di sintomi fisici e cognitivi che possono includere stanchezza, difficoltà di concentrazione e cambiamenti nel sonno e nell’appetito. La depressione può avere un impatto devastante sulla vita di chi ne soffre rendendo difficile il mantenimento delle relazioni sociali e lavorative.

Un altro disturbo dell’umore significativo è il disturbo bipolare. Questa condizione si distingue per l’alternanza tra episodi di depressione e fasi di mania o ipomania. Durante gli episodi maniacali, una persona può sperimentare un umore euforico, iperattività, diminuzione del bisogno di sonno e comportamenti impulsivi. Gli episodi di ipomania sono simili ma meno gravi e non causano lo stesso livello di disfunzione. Le fasi depressive del disturbo bipolare, invece, sono simili a quelle del disturbo depressivo maggiore.

Tra gli altri disturbi dell’umore, troviamo il disturbo ciclotimico, una forma più lieve di disturbo bipolare. Le persone con disturbo ciclotimico sperimentano numerosi periodi di sintomi ipomaniacali e depressivi che non raggiungono la gravità dei veri e propri episodi maniacali o depressivi. Anche se meno grave, il disturbo ciclotimico può comunque interferire significativamente con la vita quotidiana e le relazioni interpersonali.

I disturbi dell’umore non si limitano solo a questi tre esempi. Esistono altre varianti e combinazioni di sintomi che possono essere diagnosticati come specifici disturbi dell’umore. Ad esempio, il disturbo affettivo stagionale è una forma di depressione che si verifica in determinati periodi dell’anno, solitamente durante i mesi invernali quando l’esposizione alla luce solare è ridotta.

Le cause dei disturbi dell’umore sono complesse e multifattoriali, essi includono una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali e psicologici. È importante notare che i disturbi dell’umore possono colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso o dallo stato socio-economico.

Quando ci troviamo di fronte allo sviluppo di un disturbo dell’umore, è di vitale importanza rivolgersi tempestivamente ad un professionista della salute mentale, psichiatra, psicologo o psicologo online, così da impostare un percorso iniziale di psicodiagnosi che porti ad impostare il percorso terapeutico più adatto, percorso che in diverse circostanze richiede anche l’ausilio di una terapia farmacologica

I sintomi dei disturbi dell’umore possono variare notevolmente da persona a persona rendendo la diagnosi e la comprensione delle condizioni particolarmente complesse. Le persone che soffrono di questi disturbi spesso descrivono una sensazione di perdita di controllo sulle proprie emozioni e possono avere difficoltà a riconoscere la gravità del loro stato.

In generale, disturbi dell’umore rappresentano una vasta gamma di condizioni psicologiche caratterizzate da alterazioni significative dell’umore. Questi disturbi possono manifestarsi attraverso sintomi di depressione, mania o una combinazione di entrambi che spesso può associarsi anche a vissuti di ansia e inquietudine.

La comprensione e la diagnosi dei disturbi dell’umore richiedono un’attenzione particolare ai dettagli dei sintomi e alla storia personale del paziente. Questo ci testimonia la complessità e la varietà delle esperienze umane relative a queste condizioni psicologiche. Ma entriamo ora nel merito degli specifici disturbi dell’umore.

Dinamica dei disturbi dell’umore

In questi disturbi l’elemento chiave su cui formulare la diagnosi e la successiva impostazione del trattatamento psicologico o psichiatrico è ovviamente il tono dell’umore. Ma che cos’è il tono dell’umore? È quello stato emotivo prolungato che conferisce una coloritura alla vita affettiva di tutti i giorni.

In condizioni di relativo benessere, il tono dell’umore oscilla da uno stato di tristezza ad uno stato di felicità. In condizioni patologiche, invece, il tono dell’umore si colloca saldamente e in maniera durevole al polo negativo o al polo positivo: nel primo caso ci troveremo di fronte a stati depressivi, nel secondo caso a stati maniacali.

Ma cosa sono nello specifico gli stati depressivi e gli stati maniacali?
Nella psicopatologia classica le depressione è definita come una condizione contraddistinta da profonda tristezza associata a stati di frustrazione, colpa, insoddisfazione e disperazione.

Possiamo riscontrare la depressione in tutta una serie di condizioni, per esempio nelle patologie endocrine, nel diabete, nei disturbi neurocognitivi e ovviamente in svariate patologie psichiatriche. In ambito psichiatrico e psicologico, le depressioni si suddividono in due grandi categorie: la depressione endogena e la depressione psicogena che a sua volta si suddivide in depressione reattiva e depressione nevrotica. Poi, nello specifico dei disturbi dell’umore, troviamo altri psicopatologie che andremo ad analizzare in questo articolo, oltre alla depressione maggiore: il disturbo bipolare, la ciclotimia, la distimia.

                                                                     

Disturbi dell’umore e depressione maggiore

La depressione maggiore è uno dei principali disturbi dell’umore, caratterizzata da un persistente e profondo senso di tristezza e perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività quotidiane. Questa condizione può influire negativamente su vari aspetti della vita, tra cui il lavoro, la scuola, le attività sociali e le relazioni personali.

Uno dei segni distintivi della depressione maggiore è un umore depresso che persiste per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno. Le persone che soffrono di questo disturbo possono sentirsi tristi, vuote o senza speranza. Questo stato emotivo spesso si accompagna a una perdita di interesse o piacere nelle attività che una volta erano considerate piacevoli, come hobby, sport o interazioni sociali. Questa condizione è nota come anedonia.

I sintomi della depressione maggiore possono variare da persona a persona ma includono comunemente cambiamenti significativi nell’appetito e nel peso, disturbi del sonno (come insonnia o ipersonnia), affaticamento o perdita di energia, sentimenti di inutilità o colpa eccessiva, difficoltà di concentrazione e pensieri ricorrenti di morte o suicidio. Questi sintomi devono essere presenti per almeno due settimane per essere diagnosticati come depressione maggiore.

È importante notare che la depressione maggiore non è semplicemente una reazione temporanea a eventi dolorosi o di stress: si tratta di un disturbo dell’umore che può insorgere senza una causa evidente e che spesso richiede una valutazione approfondita per escludere altre condizioni mediche che potrebbero confondersi con i sintomi depressivi.

La depressione maggiore può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso o dallo stato socio-economico, anche se alcuni fattori di rischio, come una storia familiare di disturbi dell’umore, eventi traumatici o stressanti e determinate condizioni di salute fisica, possono aumentare la probabilità di sviluppare questa condizione.

Inoltre, la depressione maggiore è spesso accompagnata da altri disturbi dell’umore o condizioni di salute mentale, come l’ansia, il disturbo bipolare o l’abuso di sostanze. Questo rende la diagnosi e la gestione della depressione più complessa, poiché i sintomi possono sovrapporsi.
La comprensione di questa condizione richiede una valutazione attenta e completa, considerando la complessità dei sintomi e dei possibili fattori di rischio associati.

Disturbi dell’umore e distimia

La distimia, ora nota come disturbo depressivo persistente (DDP), è una forma cronica di depressione che rientra nei disturbi dell’umore. Questa condizione si caratterizza per una depressione di lunga durata, con sintomi meno gravi rispetto alla depressione maggiore ma che persistono per un periodo prolungato, spesso per anni.

Le persone soffrono di distimia sperimentano un umore depresso per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno, per almeno due anni. Durante questo periodo, i sintomi non sono assenti per più di due mesi consecutivi. Questi sintomi includono bassa autostima, sensazioni di inadeguatezza, difficoltà di concentrazione e di prendere decisioni, senso di disperazione, affaticamento, eccessivo o ridotto appetito e disturbi del sonno, come insonnia o ipersonnia.

A differenza di altri disturbi dell’umore, la distimia tende a svilupparsi gradualmente. Le persone che ne soffrono possono non rendersi conto di avere un problema, in quanto i sintomi, pur essendo cronici, sono meno intensi rispetto a quelli della depressione maggiore. Questo rende la distimia particolarmente insidiosa, poiché chi ne è affetto può vivere con una persistente tristezza o senso di vuoto per molti anni, senza cercare aiuto.

La distimia può influire notevolmente sulla qualità della vita. Le persone con questo disturbo dell’umore spesso descrivono una vita quotidiana caratterizzata da pessimismo, incapacità di provare piacere e una costante sensazione di affaticamento. Questi sintomi possono interferire con la capacità di svolgere compiti lavorativi o scolastici, mantenere relazioni interpersonali e partecipare ad attività sociali.

Le cause della distimia, come per altri disturbi dell’umore, sono multifattoriali e possono includere una combinazione di fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali. Una storia familiare di disturbi dell’umore, eventi di vita stressanti o traumatici e alcune condizioni mediche croniche possono aumentare il rischio di sviluppare la distimia.

Disturbi dell’umore e bipolarità

Il disturbo bipolare è uno dei principali disturbi dell’umore, caratterizzato da oscillazioni estreme tra periodi di euforia (mania o ipomania) e periodi di depressione. Queste fluttuazioni dell’umore possono influenzare profondamente la vita quotidiana, le relazioni e le capacità lavorative di una persona.

Il disturbo bipolare è suddiviso principalmente in due sottotipi: il disturbo bipolare I e il disturbo bipolare II. Nel disturbo bipolare I, i pazienti sperimentano episodi maniacali completi che possono durare almeno una settimana o richiedere il ricovero ospedaliero. Questi episodi sono caratterizzati da umore anormalmente elevato, energia eccessiva, ridotto bisogno di sonno, pensieri che si susseguono vorticosamente uno dietro l’altro, comportamenti impulsivi.

Le persone in stato maniacale possono prendere decisioni avventate, come spese eccessive o attività rischiose, azioni che possono avere conseguenze alquanto negative.

Il disturbo bipolare II, invece, è caratterizzato da episodi di ipomania, che sono simili alla mania ma meno gravi e senza comportare un livello significativo di disfunzione sociale o lavorativa. Tuttavia, questi episodi di ipomania si alternano con episodi di depressione maggiore rendendo il disturbo bipolare II particolarmente difficile da gestire. Le persone con disturbo bipolare II possono avere difficoltà a riconoscere i sintomi ipomaniacali come problematici, ma possono sperimentare depressioni profonde e debilitanti.

Un altro tipo di disturbo bipolare è il disturbo ciclotimico, caratterizzato da numerosi periodi di sintomi ipomaniacali e depressivi che non soddisfano i criteri per porre diagnosi di episodio maniacale o depressione maggiore. Anche se i sintomi sono meno gravi, possono comunque causare un disagio significativo e interferire con la vita quotidiana.

I disturbi dell’umore come il disturbo bipolare hanno cause complesse e articolate che includono componenti genetiche, biologiche, ambientali e psicologiche. Diversi studi suggeriscono che ci sia una forte componente ereditaria nell’insorgenza del disturbo bipolare e che squilibri neurochimici nel cervello, come alterazioni nei livelli di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, possano svolgere un ruolo cruciale.

I sintomi del disturbo bipolare non si limitano solo alle oscillazioni dell’umore. Possono includere anche cambiamenti nel sonno, nel livello di energia, nel comportamento e nella capacità di pensare chiaramente. Durante gli episodi maniacali o ipomaniacali, una persona può sentirsi eccezionalmente creativa e produttiva, mentre durante gli episodi depressivi può avere difficoltà a svolgere anche le attività quotidiane più semplici.

In sintesi, il disturbo bipolare è un complesso disturbo dell’umore caratterizzato da cicli di mania o ipomania e depressione. Queste fluttuazioni estreme possono influenzare profondamente la qualità della vita e richiedono una comprensione approfondita per essere identificate correttamente. La natura episodica e la varietà dei sintomi rendono il disturbo bipolare una delle condizioni più delicate e complesse tra i disturbi dell’umore.

Depressione e mania: due facce della stessa medaglia

L’episodio depressivo grave, che in psicopatologia viene definito episodio depressivo maggiore, presenta una serie di sintomi caratteristici.

Innanzitutto, per ipotizzare la presenza di un disturbo del genere, deve essere presente uno di questi due sintomi chiave: umore depresso o anedonia, dove per anedonia si intende la perdita di interesse per quelle attività che prima suscitavano piacere e soddisfazione. Oltre a questi criteri cardine, devono essere presenti almeno cinque dei seguenti sintomi: perdita o aumento inconsueto di appetito, insonnia o eccessivo sonno quasi tutti i giorni, facile affaticabilità, vissuti di colpa o autosvalutazione, agitazione oppure eccessiva inibizione, difficoltà di concentrazione, pensieri di morte o ideazione suicidaria.

Analizziamo ora l’altra polarità dei disturbi dell’umore, altrettanto problematica e sconcertante per il paziente che la vive e per i familiari che vi si confrontano quotidianamente: l’episodio maniacale. L’elemento caratteristico dell’episodio maniacale è dato dall’umore euforico. La persona in fase maniacale si ritrova in una condizione di benessere eccessivo, si sente smodatamente allegro e vitale, iper-ottimista, un “vulcano” di attività e iniziative, i rapporti sociali sono facili da sostenere.

Quando questi tratti sono moderati, ci troviamo di fronte ad un episodio ipomaniacale; quando invece diventano molto marcati, si parla di episodio maniacale. Alla lunga questo tipo di approccio, che ad una prima impressione può sembrare piacevole e affascinante, diventa un vero e proprio problema a livello relazionale e di qualità della vita, in quanto il soggetto in fase maniacale non avverte più limiti e ritiene che tutto gli sia possibile e tutto gli sia concesso, in un vissuto generale di onnipotenza che si scontra inevitabilmente con la realtà della vita quotidiana.

La depressione e la mania sono spesso considerate due facce della stessa medaglia, con la maniacalità vista come una risposta difensiva ai vissuti di colpa e dolore psichico tipici del paziente depresso.

La depressione, secondo l’approccio psicodinamico, viene vista come il risultato di un profondo vissuto di perdita che genera una delusione profonda. Sigmund Freud ha descritto la depressione come un processo in cui l’energia libidica investita in un oggetto amato, viene ritirata e reinvestita nel Sé. Questo processo, noto come identificazione con l’oggetto perduto, porta a sentimenti di auto-rimprovero, colpa e svalutazione di sé.

La persona depressa rivolge contro di sé la rabbia e l’ostilità originariamente dirette verso l’oggetto perduto. Questo porta ad un considerevole abbassamento dell’autostima e ad un doloroso un senso di inutilità.

La mania, d’altra parte, è interpretata come una difesa contro la depressione. In un episodio maniacale, la persona tenta di negare i sentimenti di perdita e colpa attraverso un’esplosione di energia, euforia e ipertrofia del sé. Questo stato maniacale può essere visto come un meccanismo di difesa che protegge l’individuo dalla sofferenza psichica della depressione. Tuttavia, la maniacalità non risolve i conflitti sottostanti ma piuttosto li “copre” temporaneamente con comportamenti euforici e grandiosi.

Le cause profonde della depressione e della mania, secondo la teoria psicoanalitica, risiedono nelle esperienze infantili e nei primi rapporti con le figure di attaccamento.

Freud ha suggerito che le perdite e le delusioni precoci, non elaborate adeguatamente, possono portare a un senso di impotenza e a una vulnerabilità alla depressione.

Melanie Klein, un’altra figura di rilievo nella psicoanalisi, ha ampliato questa visione, sottolineando l’importanza delle relazioni oggettuali interne. Secondo Klein, la depressione deriva dall’angoscia legata alla percezione di aver danneggiato l’oggetto amato. Questo porta a sentimenti di colpa e disperazione per la sensazione che non ci possa essere riparazione per quel che è successo all’oggetto perduto.

La mania, in questa prospettiva, è vista come una strenua difesa contro queste le angosce depressive. L’iperattività e l’euforia maniacale rappresentano tentativi di riparazione e di negazione della colpa e della perdita. Tuttavia, questi tentativi sono superficiali e temporanei, poiché non affrontano i conflitti emotivi sottostanti. La maniacalità, quindi, è una difesa fragile che può crollare da un momento all’altro portando a ricadute depressive.

In sintesi, la teoria psicoanalitica vede la depressione e la mania come espressioni diverse di conflitti emotivi simili, con la maniacalità che agisce come una difesa contro il dolore psichico della depressione. I disturbi dell’umore possono essere visti come il risultato di dinamiche intrapsichiche complesse, spesso radicate nelle prime esperienze di vita e nei rapporti con le figure di attaccamento. La comprensione di queste dinamiche è essenziale per cogliere la natura e le dinamiche della depressione e della mania e per riconoscere la contiguità tra questi due stati emotivi.

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